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CONFAPI è stata ascoltata in audizione dalla 9° Commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare, presso il Senato della Repubblica, nell'ambito dell'esame del Ddl di Conversione del Decreto-Legge n. 92 del 2025 recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi – DL Crisi Industriali. A.S. 1561. In rappresentanza della Confederazione è intervenuto Luigi Sabadini, componente della Giunta Nazionale.
CONFAPI pur riconoscendo lo sforzo del legislatore di intervenire su dossier di crisi complessi e strategici per il Paese, come quello dell’ex ILVA, ha espresso forti preoccupazioni per l’impatto che alcune di queste misure avranno sulle PMI industriali, in particolare quelle della filiera della meccanica. Già in occasione dell’esame del DDL di conversione del DL 3 del 2025 (cd. DL ILVA), CONFAPI aveva auspicato una rapida conclusione della gara internazionale, ritenendo necessaria, almeno inizialmente, una rappresentanza pubblica nella nuova governance per garantire la continuità produttiva dell’indotto e il monitoraggio del piano industriale. Aveva inoltre sottolineato l’importanza strategica del polo dell’acciaio per il Paese e la necessità di evitare uno “spezzatino” di Acciaierie d’Italia, con effetti disastrosi sulla filiera.
Le osservazioni della Confederazione si sono concentrate così sugli articoli di maggiore interesse per le imprese rappresentate, evidenziando criticità e proponendo correttivi ritenuti indispensabili per garantire equità, tutela del mercato e la sopravvivenza di centinaia di aziende fornitrici.
Sabadini ha quindi affermato: “È importante mantenere la continuità produttiva dell'ex ILVA per evitare che venga messa da parte nelle liste dei fornitori continuativi. Riteniamo positivo, a questo proposito, il finanziamento di 200 milioni di euro per sostenere le urgenze quotidiane, di questi 105 milioni dovrebbero andare a coprire le spese per le materie prime e le spese ordinarie. Segnaliamo però che non c'è alcuna garanzia che una parte di queste risorse venga utilizzata per pagare i fornitori storici. Tante PMI hanno uno stock di debito nei confronti dell'ex ILVA, e questo sta diventando un problema finanziario importante, ma appunto non c'è garanzia che tali risorse siano utilizzate per iniziare ad appianare questi debiti".
Sabadini ha poi espresso apprezzamento per il fondo perduto da 1 milione per PMI connessi a ILVA, misura però ritenuta insufficiente e senza decreto attuativo. CONFAPI chiede così strumenti di garanzia per il pagamento dei crediti arretrati, per evitare crisi a catena nella filiera, e considerando che il futuro dell’Ilva dipende anche dalla tenuta economica delle PMI dell’indotto, auspica che la conversione del decreto dia finalmente risposte concrete alle PMI fornitrici.
Tra le altre osservazioni, per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, si propone inoltre di estendere l’esonero contributivo CIGS a tutte le imprese della filiera nei settori in crisi (automotive, moda) e inoltre si richiede una deroga temporanea alla CIGO: estensione a 104 settimane in tre anni per le imprese fornitrici dei settori in crisi, rispetto alle attuali 52 settimane nell’arco del biennio.
Secondo CONFAPI, infine, le misure per l’indotto se pur apprezzabili sono ancora insufficienti rispetto all’alto livello di crediti non pagati. A tal fine propone l’istituzione di un Fondo di Garanzia per la cessione dei crediti incagliati e di riattivare il “CARRY-BACK” (misura adottata in pandemia) delle perdite per compensare quelle attuali con utili passati e recuperare liquidità, essenziale per imprese ora escluse dal credito.