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"La forte presa di posizione dell'Italia espressa oggi a Bruxelles dal ministro al MIMIT, Adolfo Urso, nel corso della riunione dell'Alleanza ministeriale per le industrie ad alta intensità energetica va nella direzione giusta da sempre auspicata da CONFAPI. L'UE deve finalmente farsi sentire e adottare misure importanti verso i Paesi extra UE per tutelare davvero le nostre industrie".
Lo dichiara il presidente di CONFAPI, Cristian Camisa.
"L'Unione Europea - aggiunge - deve lavorare per rafforzare la propria competitività e l'autonomia strategica. In numerose occasioni abbiamo già espresso la nostra opinione sul pacchetto Omnibus I che riteniamo un passo necessario per dare concretezza alla 'Bussola per la Competitività', ma che al contempo presenta diverse criticità sul rischio che le misure non siano sufficienti a proteggere le PMI".
Camisa sottolinea "la necessità di arrivare davvero a un processo di semplificazione a livello europeo attraverso una condivisione reale tra tutti i Paesi membri in modo da non sovrapporre, come spesso avviene purtroppo oggi, normative nazionali e comunitarie che rendono farraginoso e lento l'iter burocratico che le PMI industriali devono affrontare".
"Tra le problematiche su cui è necessario lavorare - sottolinea Camisa in una nota - c'è quella relativa al CBAM (CARBON BORDER ADJUSTMENT MECHANISM) che sta compromettendo seriamente la fiducia tra le imprese. La soglia di esenzione di 50 tonnellate annue di merci CBAM è troppo esigua per le PMI manifatturiere, in particolare per quelle del settore metalmeccanico, e offre sollievo solo ai micro-importatori. Il meccanismo attuale - spiega la nota - genera una distorsione competitiva, penalizzando le imprese trasformatrici europee, mentre prodotti finiti o semilavorati provenienti da Paesi terzi meno regolamentati entrano vantaggiosamente nel mercato europeo". Secondo Camisa, "sarebbero necessarie una ricalibratura urgente e strutturale attraverso una valutazione d'impatto approfondita, misure di mitigazioni strutturali e la semplificazione burocratica".
"Infine - conclude - è necessario rivedere le norme ambientali perché sono un vero e proprio dazio interno soprattutto per le PMI industriali che ne minano la competitività".